mercoledì 14 gennaio 2015

Emissione del denaro: strumento del potere



Ho estrapolato questo brano del mio documentario: "A Baby in the Woods: il sogno infranto di Ezra Pound".  Nel brano si parla del meccanismo alla base del potere finanziario, la creazione della moneta. Chi possiede tale facoltà ha in mano la leva principale di gestione del potere.

Da qui il discorso della commistione tra ruolo delle banche centrali e lo stato. Si tratta di un aspetto strategico per il tipo di governance da consegnare alla società. Il primato va dato alla politica sull'economia o viceversa?

Se ne parla spesso a sproposito di questa Europa verticistica e tecnocratica, in cui le banche dettano legge, mentre prima dell'Euro e del vortice globalizzante in cui siamo stati trascinati, le politiche nazionali potevano ancora contare qualcosa a livello di spesa pubblica. Ma questo primato della politica sull'economia che ha caratterizzato tutto il Novecento, era comunque all'interno di quella logica del debito.

Nella storia si è preso in giro i popoli con la nascita delle banche centrali. La prima fu la Banca d'Inghilterra nel 1694, l'ultima fu quella statunitense nel 1913.  L'ambiguità di fondo nel definire i loro rapporti con lo Stato ha reso possibile che alle prime venisse dato il potere esclusivo dell'emissione del denaro. Da allora lo stato deve indebitarsi presso le banche per essere finanziato, invece di finanziarsi da sé. Con grande beneficio delle dinastie bancarie, che mantengono nascostamente il controllo su tutta la società, a dispetto del regime politico, anche se democratico, che si svuota di ogni sostanzialità.

Come è noto Pound si avvicinò al mondo dell'economia grazie al pensiero di due economisti eterodossi: il maggiore Clifford Douglas, con l'istituto del credito sociale, e Silvio Gesell, con la sua moneta a tasso negativo emessa dallo Stato. Due autentici eretici dell'economia moderna, perché azzeravano, ognuno a modo proprio, quella truffa del debito che è alla base dei sistemi moderni.

Con straordinaria pervicacia e infinita ingenuità, Pound cercò di convincere i potenti di allora delle tragiche conseguenze che l'errore della moneta emessa dalle banche comportava. La seconda guerra mondiale prossima ventura ne prospettava un esempio. Chiese di incontrare anche Roosvelt, che naturalmente non lo ricevette mai. Però attirò troppo l'attenzione su di sé. Quando si presentò la buona occasione fu arrestato e condotto senza processo ad un manicomio criminale e vi restò per dodici anni.

Mi chiedo se oggi, grazie all'evidenza sempre più grande espressa dalla crisi economica odierna artificialmente creata in laboratorio; grazie alla conoscenza diffusa via internet su questo aspetto dell'emissione della moneta, possiamo iniziare a credere che la truffa del debito possa venir riconosciuta pubblicamente.

Oppure dobbiamo forse limitarci a sperare che le forze più progressiste, se esistono veramente, ci ripropongano di ritornare alla versione di Keynes, di un'economia controllata dallo stato. Non è il massimo, ma sarebbe già qualcosa.


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